Gas: il tetto al prezzo. Cos’è e perché se ne parla

Scopo di questo spazio è contribuire all’armamentario culturale che andrà a comporre la tua visione delle cose.
Senza adottare opinioni a priori, ma netto nella posizione.

L’esigenza di ragionare su un tetto al prezzo del gas viene pensata come contromisura europea (e più in generale dell’Occidente) al finanziamento dalla Russia e la sua capacità di ricatto energetico. Il Consiglio europeo ha previsto la discussione sul meccanismo di un tetto al prezzo del gas nel documento di conclusione del vertice G7 del giugno 2022. 

Dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel dice:

l’UE e il G7 hanno gli stessi obiettivi: fermare la macchina da guerra russa proteggendo allo stesso tempo le nostre economie e quelle dei nostri partner.

Infatti, nell’incontro tra capi di stato tenutosi in Baviera, (a nome del premier italiano Mario Draghi) si è formalizzata la proposta di applicare un tetto massimo al prezzo (del gas in primis) per l’import dalla Russia. Nessun paese si è detto in via preconcetta, contrario all’idea. Con tutta probabilità è in ottobre che i paesi dell’Unione dovranno arrivare ad una posizione organizzata, proprio in concomitanza con l’attesa elaborazione di un parere della Commissione Europea basato su uno studio conoscitivo in corso. Parlando della crescita esponenziale del costo del gas, molti dei paesi europei oggi attuano già misure di mitigazione e livellamento dei prezzi. Va aggiunto che il meccanismo proposto dall’Italia non è ancora noto a noi nello specifico, tuttavia è possibile: 

possibilità numero uno: che si applichi un tetto all’esborso diretto per la bolletta, diciamo un prezzo politico, compensando separatamente i fornitori di energia.

Non sarebbe facile però stabilire un massimale che sia ritenuto soddisfacente da tutti i Paesi dell’Ue. Ciò, vista la diversità nei poteri d’acquisto tra ed entro le varie nazioni, le differenti strutture di costo e composizione dei sistemi energetici. Inoltre ci vorrebbe un meccanismo di revisione quantomeno trimestrale e piuttosto accurato. Ciò per evitare casi in cui dai prezzi di vendita non si coprano i costi di approvvigionamento della materia prima.

Possibilità numero due: un altro meccanismo potrebbe essere limitare il prezzo di vendita applicato dai fornitori (che a loro volta acquistano il gas dai produttori) al cliente finale. In questo caso, la differenza del mancato ricavo per i fornitori rispetto al prezzo di mercato, richiederebbe di attingere al bilancio pubblico o ai margini di profitto delle compagnie energetiche. 

Infatti, in questo la limitazione del prezzo di vendita dell’elettricità al cliente da parte dei fornitori, se il livello di prezzo di vendita di elettricità al cliente finale fosse troppo alto, e cioè vicino a quello di mercato, il vantaggio per il consumatore sarebbe modesto. Mentre nel caso di un livello del prezzo di vendita al cliente finale troppo basso, questo prezzo sarebbe tale da scoraggiare i gestori in prospettiva ad impegnarsi nell’offerta di energia su quel mercato. Questa intesa come impatto in termini di ammodernamento e diffusione della rete innanzitutto. Avremmo in termini più ampi, una politica generale dei prezzi orientata agli accadimenti di breve periodo oltre che privare di autonomia le società che oggi operano come gestori dei flussi. Anche il citato prelievo sui profitti delle compagnie energetiche andrebbe brandeggiato con misura, visto che incidere in modo smisurato i loro utili può comportare a cascata una riduzione dei piani d’investimento, potenziamento degli impianti e disponibilità verso le tecnologie di transizione.

Possibilità numero tre: è imporre un tetto al prezzo di acquisto del gas naturale il che fa ricadere il costo della misura sull’esportatore, in questo caso la Russia. che poi sarebbe l’unico paese che ne verrebbe interessato.

Tuttavia ci si dovrà chiedere:

come reagirà la Russia al rischio di rinunciare ad entrate di valuta pregiata accettando un prezzo ribassato? Chiaramente la sua risposta può essere imprevedibile. L’Europa potrebbe sì proporre di negoziare il tetto portando dal canto suo, come argomento di convincimento, a sedersi al tavolo il suo essere il primo importatore mondiale di gas russo. 

Soggetto, l’Europa, che per ampiezza della rete di smistamento e dimensione economica non può essere pareggiata facilmente dai nuovi spazi che la Russia si sta aprendo in oriente. L’Europa dal canto suo dovrebbe mettere in conto una interruzione brusca delle forniture come ritorsione e sentire di essere sufficientemente pronta all’evenienza. Attualmente c’è l’impossibilità almeno non prima del prossimo anno da parte di Germania e Italia di sostituire completamente le forniture russe. Tuttavia è possibile che la proposta di Ottobre includa un dazio all’importazione, graduale nel tempo, e che scoraggi gli acquisti futuri dai russi. L’ipotesi più dibattuta è che oltre una cifra, che potrebbe essere 80 euro al Megawatt-ora, non si potrebbe acquistare il gas dalla Russia. Va quindi specificato che, come osserva un comunicato della commissione sul tema: 

non esiste un’unica risposta facile per affrontare i prezzi elevati dell’elettricità, data la diversità delle situazioni tra gli Stati membri in termini di mix energetico, struttura del mercato e livelli di interconnessione”.

L’infrastruttura del gas.

Intanto facendo una rapida panoramica sul come il gas naturale viene reso disponibile la risposta è: 

tramite condutture (terrestri o marine) in grado di connettere il luogo di produzione del gas e quello di consumo (o immagazzinamento). 

Queste condutture sono i metanodotti, che grazie a nodi di smistamento e stazioni di compressione che hanno il compito di mantenere la sostanza trasportata in forma gassosa alla giusta pressione e collegano paesi anche molto distanti tra loro. Tale modalità di trasporto, pur richiedendo ingenti costi di realizzazione, una volta realizzata, garantisce un trasferimento stabile e relativamente economico tra mercati. La seconda modalità che lo rende disponibile è far viaggiarlo in forma liquida, prevalentemente via navi metaniere. Infatti se trasportato sotto pressione (a bassa temperatura), il GLN (ovvero gas naturale liquefatto), all’arrivo necessita solo di terminali di rigassificazione per essere re-immesso nella rete. Questo secondo schema è certamente un fattore di flessibilità, però è bilanciato da un maggior costo della materia prima rispetto alla soluzione del metanodotto. 

L’utilizzo fisico di metanodotti transfrontalieri si accompagna ad accordi tra acquirente e fornitore: normalmente con contratti di lungo periodo che si riferiscono ai prezzi “future”. In passato l’indicizzazione del prezzo della materia priva era tarata su un paniere di prodotti petroliferi. Oggi, questa logica di contrattazione (seppur con una tendenza verso la riduzione dei periodi di durata) è ancora abbondantemente utilizzata. Rappresenta una delle due variabili principali che agiscono nella determinazione dei prezzi al consumatore finale. Come sappiamo, negli ultimi mesi il prezzo del gas al consumo ha subito un costante aumento. 

Nel 2021, il prezzo era intorno ai 70 euro a Megawatt-ora. Già in forte crescita rispetto ai circa 10 euro dell’anno precedente. Oggi, a metà 2022, è attorno ai 200 euro dopo aver lambito i 300 euro in Marzo. Come al solito trovi le fonti in descrizione. Prima di vedere la seconda delle variabili principali che agiscono nella determinazione dei prezzi al consumo finale però, vediamo come si compone il prezzo del gas in Europa.

1_la componente imposte

2_la componente oneri di rete. Qui rientrano i costi per l’uso della infrastruttura di rete e altre innumerevoli voci come la manutenzione delle infrastrutture, oneri legati all’ammortamento di altre spese come quelle collegate alla gestione del nucleare, al sostengo alle fonti rinnovabili, le agevolazioni per il consumo di energia del sistema ferroviario, delle industrie energivore eccetera. 

3_infine abbiamo la componente dei costi di approvvigionamento della materia prima

E cioè il prezzo che i nostri fornitori devono corrispondere sul mercato per ottenere il gas dai produttori. Questo terzo aspetto in particolare è quello che più risente di fluttuazioni di offerta (incluse condizioni meteorologiche e crisi geopolitiche) e che determina quella volatilità dei prezzi a cui il tetto al prezzo del gas vuole porre un argine.

Adesso passiamo da una constatazione

il sistema di produzione di elettricità necessita di bilanciarsi costantemente (ed in tempo reale) con il rispettivo consumo. Per approfondire questo aspetto puoi cercare la precedente puntata dal titolo “rete elettrica europea, dalle infrastrutture alle smart grid”. 

In appositi luoghi di contrattazione, produttori e distributori della materia prima si scambiano stock di energia secondo diversi orizzonti temporali.  Abbiamo contratti su un orizzonte temporale pluriennale come già detto cosi come quelli più a breve termine. Le società che acquistano queste partite di approvvigionamenti all’ingrosso, cercano di ottenere un risparmio nella fase di acquisto (ad esempio fissare un prezzo con il fornitore per pagare una fornitura di domani ad un prezzo vincolato) oppure con un guadagno più speculativo tramite l’uso di un capitale di rischio. Tra i vari luoghi dove avvengono le contrattazioni, che poi sono dei mercati borsistici, il TTF (acronimo di Title Transfer Facility), quello che ha sede nei paesi bassi, e precisamente ad Amsterdam, assume ruolo di riferimento sui prezzi del gas per l’Europa e per l’Italia.

In pratica è qui che i fornitori dei vari mercati nazionali acquistano quella parte di componente non pluriennale. Questi acquirenti e talvolta speculatori, essendo il gas naturale un bene fungibile, ovvero uguale indipendentemente dal fornitore, lo acquistano, secondo l’indice stabilito sulla piattaforma TTF. Il motivo per cui il prezzo del gas italiano dipende dalle contrattazione che avvengono ad Amsterdam è per via della interconnessione del mercato europeo, e conseguenza anche di una insufficiente capacità della rete che richiede di rivolgersi per altri quantitativi altrove. L’Olanda per posizione strategica e capacità di connessione transfrontaliere, è il luogo di smistamento tra i vari nodi. E per questo la sua borsa è cosi rappresentativa di questo tipo di contrattazioni. E’ questa aliquota di prezzi di gas a breve termine tra le responsabili della volatilità dei prezzi a cui assistiamo. 

Utile sarebbe l’indagare i fattori che obbligano un sistema nazionale a ricorrere alla richiesta di una quota nel breve periodo (evidentemente instabile e dipendente), perseguendo un sistematico abbassamento dei costi dei contratti pluriennali. Come? Investendo in tecnologie e cultura della programmazione.

Fonti: il tetto al prezzo del gas, SkyTg: https://bit.ly/3vXwzEO | Decisione di Ottobre: https://bit.ly/3vXmjfo | Lavoce.info: https://bit.ly/3w0AAbw | Metanodotto e GNL: https://bit.ly/3Aad2lR | Il tetto: https://bit.ly/3vZEQYy | Vertice G7: https://cnb.cx/3piE59a | Why Russian oil price cap is easier said than done: https://reut.rs/3bMx4ur | The story behind the proposed price cap on Russian oil: https://brook.gs/3QtJV3k | Andamento prezzo gas tempo reale: https://bit.ly/3JQf12N | Was ist das Netznutzungsentgelt?: https://bit.ly/3JLtU6N | Wie der hohe Gaspreis entsteht: https://bit.ly/3AgbGqH | Mercati elettrici definizione: https://bit.ly/3QErOry | Volatilità prezzi gas: https://bit.ly/3Qhw8Nu | TTF Gas: https://bit.ly/3JMWMeG | Corridoio liquidità Gas: https://bit.ly/3w1OMRp | Comunicato UE Maggio: https://bit.ly/3C0y3ls | Produzione Gas Italia: https://bit.ly/3PhZav6 | La proposta italiana: https://bit.ly/3pgjX7T | Chi paga per il price cap su gas ed elettricità?: https://bit.ly/3bRRVMH | Strategia della tensione e price cap: https://bit.ly/3PgNXuP | Mit einem Gaspreisdeckel die Inflation bremsen: https://bit.ly/3Qyh0uS

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